Il Museo Lega nasce a Faenza, in via Fratelli Rosselli 6, per volere di Carla Lega, figlia di Leandro: “Mi sono sentita in dovere di farlo – racconta Carla Lega in un’intervista – perché mio padre non è molto conosciuto per le cose che ha fatto e le volevo mettere a disposizione di tutta la città, ripercorrendo tutto il suo percorso artistico dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’90”.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Leandro Lega nacque a Faenza nel 1925 e frequentò, in maniera discontinua, la Scuola di Disegno “Tommaso Minardi“.
In seguito si iscrisse al Liceo Artistico di Ravenna.
Ceramista autodidatta, elaborò un personale repertorio creativo che spazia dagli stili tradizionali faentini, rivisitati in chiave moderna, fino ad opere di matrice informale ed astratta.
Morì a Faenza nel 2002.
“La sua opera è nata dalla passione per la terra, per il suo linguaggio ed il suo respiro, che della terra conserva il sapore, sana e generosa o gioiosa, vivificata spesso da due colori soltanto, piena di gusto e di poesia. Boccali a lucignolo, grandi ciotole accese, piatti murali, vasi infuocati, bicchieri iridati dalla calda magia dei suoi splenddi e caratteristici rossi fiammati di notevole efficacia pittorica, ottenuta con sapiente uso della tecnica della riduzione degli ossidi affidati al gioco fantastico dei fuochi e dei fumi e che del fuoco sembrano conservare il vibrante colore. Oltre i rossi appaiono originali e vivaci anche orci e boccali dipinti a pennellate briose e fresche di blu intenso o verde, che rinviano ad una bella intonazione popolaresca e genuina. La decorazione a macchie fiorite insegue ora suggestioni figurative o precede libera nell’ambito dell’astrazione o dell’informale instancabile sperimentatore, ha usato argille a bassa temperatura, gres, porcellana, terre refrattarie ed è pervenuto a pregevoli decorazioni plastriche su pannelli in maiolica, spesso di grandi dimensioni con bella integrazione tra espressione plastica e colore. I valori plastici sono ottenuti con sicurezza e concisione: il ceramista dall’animo di poeta sa ben dominare ormai la sua materia, come dimostrano anche sculture e monumenti”
(Arch. Vittorio Amedeo Sacco)